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Il tempio della finzione

Nella riflessione sul rapporto tra una fotografia più diretta e spontanea, ed una più costruita ed artificiosa, è emersa la reale continuità e complentarietà delle due.

Lo sguardo è finito nel luogo più simbolico di una realtà costruita, il cinema, ma soprattutto si è soffermato sulla spontaneità delle reazioni di chi guarda le immagini sullo schermo.

Il progetto "Il tempio della finzione" combina un'attitudine reportagistica (il non influenzare direttamente la scena che si ha dinnanzi) ad un approccio più costruito, che ricorda quello del fotografo Lorca di Corcia: diverse macchine puntate su diversi punti della sala scattano ogni tot minuti, azionando dei piccoli flash che danno all'immagine un aspetto rigorosamente artificiale. Ma a differenza di quelli sul grande schermo, i soggetti non sono attori.

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